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  3. Nr. 853

Wilhelm von Humboldt an Giovanni Fabbroni, 28.10.1803

|1*| Roma, ai 28. Ottobre, 1803.
Mio rispettabilissimo amico,

Mi lusingo ch’ Ella avrà ricevuto la lettera ch’ ebbi l’onore di scriverle ai 14. di questo mese[a] e non mi scuso più della lunghezza del mio silenzio del quale Ella così amichevolmente si lagna. Il Sigr. Chabran mi hà portato la Sua opera sopra gli antichi abitatori d’Italia, e pochi giorni dopo hò ricevuto anche la lettera di mio fratello ch’ Ella Si è compiaciuta a fare stampare. Non posso dirle abbastanza quanto le sono obbligato di tutte queste nuove riprove della Sua amizizia <amicizia> verso me; mà vorrei sopra tutto trovar parole per esprimerle il piacere che mi ha fatto la Sua opera ch’ Ella con tanta modestia chiama un sogno. È vero però che il sognare di certe persone è superiore alle veglie della maggior parte delle altre. Il lavoro che in questo momento sono sul punto di fare sopra i Cantabri mi costringe di parlare del medesimo oggetto e m’approffitterò allora dei lumi che la Sua opera mi darà; frattanto giacchè Ella gentilmente lo de-|2*|sidera così, prenderò la libertà di dirle la mia opinione sopra il di Lei sistema subito che avrò trovato il tempo di studiarlo con quella applicazione ch’ esigge l’importanza del soggetto e la viva e sincera parte che prendo a Lei ed a tutte le Sue occupazioni. Attualmente essendo più libero questo mese che nel resto del anno, hò fatto alcune gite col Principe di Mecklenburg e ne farò ancor altre. Siamo stati pochi giorni fà, a Tivoli e visitammo di là la villa d’Orazio presso Licenza della quale il Cavalier Buoni nell dice nella ultima sua operetta ch’ Ella senza dubbio conoscerà, che benchè il Chaupy abbia scritto tre volumi sopra essa, non vi si trovi una sola pietra che dimostri d’aver appartenuta a quel celebre poeta. In fatti non c’è altro adesso che un pezzettino di mosaico ch’ un vignarolo scava ogni volta che vi viene un forastiere e che ricopre subito dopo. Domani o dopo domani andremo a Cori, mà restituito di là ricomincierò le mie solite occupazioni e la prima sarà d’istudiare la Sua interessantissima opera. Frattanto non hò voluto mancare di dirlene i miei più vivi ringraziamenti come ugualmente al Sigr. Pelli la di cui memoria è annessa alla Sua. Presenti, La prego, i miei sinceri rispetti alla Sua Signora e gradisca i più distinti complimenti di mia moglie per Lei e per e la Signora Sua consorte.

Hò l’onore di confermarmi colla più distinta stima e col più sincero attaccamento.
Suo Servitor vero ed amico,

Humboldt.
|3*; Anschrift|
All’ Ilmo Sigr.
il Signore Giovanni Fabbroni,
Direttore della Real Zecca
a
Firenze.

Anmerkungen

    1. a |Editor| Vorausgegangen war diesem Schreiben ein Brief Humboldts an Fabbroni vom 11. Juli 1803 in französischer Sprache (Philadelphia, American Philosophical Society: B F 113; abgedruckt bei Costa 1970, S. 528), einem Empfehlungsschreiben für Carl Ludwig Fernow, der in Begleitung von Friedrich Wilhelm Riemer nach Florenz reisen wollte. [FZ]
    Zitierhinweis

    Wilhelm von Humboldt an Giovanni Fabbroni, 28.10.1803. In: Wilhelm von Humboldt: Online-Edition der Sprachwissenschaftlichen Korrespondenz. Berlin. Version vom 15.03.2023. URL: https://wvh-briefe.bbaw.de/853

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